Chirurgia laparoscopica avanzata dell’addome, uno standard consolidato

Dopo trent’anni di pratica clinica dal suo esordio, si può ormai attestare senza tema di smentita che la chirurgia laparoscopica dell’addome, per intenderci la chirurgia priva di grosse incisioni e con accesso alla cavità addominale attraverso piccoli fori parietali, si sia ormai ritagliata un ruolo da indiscussa protagonista nel trattamento delle patologie dell’apparato gastroenterico (…ma non solo), tanto da diventare, in centri specialistici e ad alto volume, il “gold standard”, la prima opzione terapeutica, per la cura di malattie gravi e ad alta complessità tecnica. Si è, in sostanza, assistito ad un enorme salto di qualità nella cura dei pazienti che, supportato da un rapidissimo sviluppo di sofisticate tecnologie elettro-medicali messe a disposizione dall’industria e dalla formalizzazione di protocolli clinici multidisciplinari condivisi da gruppi di ricerca internazionali, ha creato una vera corrente culturale rivoluzionaria a cavallo della fine del 20° secolo.

Prova ne sia che la nostra generazione (…quella dei sessantenni) nata e formatasi con i concetti della chirurgia “open” (del taglio ampio, per intenderci…), ha dovuto rimodulare, non senza qualche difficoltà, le proprie conoscenze scientifiche e aggiornare in senso mini-invasivo le tecniche correlate alle varie specialità chirurgiche.
Tuttavia la maggior parte di noi esprimeva grande interesse e con spirito entusiastico ed esaltato da una novità piena di future promesse e che otteneva unanimi consensi tra tutte le categorie di giovani chirurghi, si apprestava a raccogliere la sfida in campo, la cui portata epocale era stata ben compresa.

La rivoluzione ci fu e non fu indolore: il passaggio di mano delle nuove competenze alle generazioni più giovani e motivate mise in discussione vecchi centri di potere, equilibri consolidati, “baronie” fasulle e quant’altro. Non tutto cambiò nella nostra sanità, ma qualcosa di fondamentale sì…la determinazione assoluta di procedere in quella direzione e di allinearsi alle tendenze chirurgiche più avanzate dei paesi europei ed anglosassoni.

Il grande sviluppo della laparoscopia

I vari gruppi italiani fecero la loro parte e, grazie alle punte più avanzate nella ricerca clinica laparoscopica, oggi siamo al punto che in chirurgia addominale sono poche le procedure che non possono essere affrontate con modalità mini-invasiva laparoscopica, da personale competente, ben addestrato e fornito delle tecnologie adeguate ai tempi e alla necessità di offrire uno standard qualitativo di livello elevato.

La rapida diffusione delle tecniche laparoscopiche in tutto il mondo a cui abbiamo assistito in questi anni e la più lenta, ma ineluttabile, attuale, espansione della chirurgia robotica, esasperazione ad alto costo dei concetti della laparoscopia, depongono per un futuro in cui il chirurgo sarà sempre più un bio-tecnocrate della sua disciplina. Sia detto nell’accezione più positiva del termine che vuole significare maggiore rispetto dell’anatomia umana, miglioramento delle tecniche e dei relativi risultati clinici, riduzione della percentuale di complicanze post-operatorie e più brevi degenze ospedaliere con rapide dimissioni.

Chirurgia laparoscopica: una chirurgia “su misura del paziente”

Ritornando al presente, a tutt’oggi una chirurgia laparoscopica che voglia definirsi “avanzata” ha la presunzione di affrontare le patologie dei distretti più complessi del corpo umano, come il colon-retto, lo stomaco, il piccolo intestino, i surreni, la milza e in casi molto selezionati il fegato e il pancreas. Ma il “difficile” deve andare di concerto con prestazioni a standard elevato, il che significa contenute percentuali di complicanze e degenze brevi, ottenibili solo applicando nelle singole realtà la filosofia e i concetti espressi dalle più aggiornate linee guida condivise dalla comunità scientifica e i protocolli ERAS sviluppati ad hoc. Così la rigorosa conduzione della presa in carico, l’ottimale preparazione preoperatoria in quanto a profilo anestesiologico e nutrizionale e la corretta applicazione “ad personam” delle procedure chirurgiche mini-invasive, dovrebbero  esitare in una più rapida rialimentazione e canalizzazione intestinale, una più sollecita deambulazione e un sicuramente altrettanto rapido e gradito riferimento al domicilio.

Tutto questo viene definito dagli autori anglosassoni “tailored surgery”, una chirurgia cioè tagliata su misura del paziente come un abito sartoriale, una chirurgia “personalizzata” appunto. E questa è la forza della chirurgia video laparoscopica: la forza di un atteggiamento mentale di “conservazione spinta” dell’integrità fisica, di rispetto dell’anatomia e della fisiologia dell’individuo, di considerazione delle sue esigenze umane, di rapido reintegro sociale e non ultimo, professionale. Questo è il nostro impegno quotidiano di chirurghi laparoscopisti, che dà significato alla nostra professione, concretezza al nostro “fare”. È il “patto” che tacitamente stringiamo col paziente che ci affida la sua vita e le sue speranze di guarigione, con uno straordinario atto di fiducia, che dopo 40 anni di professione non smette mai di sorprendermi e ora, sempre più, di coinvolgermi anche emotivamente.

A cura del Prof. Paolo Soliani, Referente organizzativo U.O. Chirurgie della Casa di Cura Città di Parma